venerdì 6 agosto 2010

walkonjob recensisce il libro e intervista I. Borghese




di Elisa Di Battista 8/07/2010
Quasi ogni giorno quotidiani e tv ci bombardano di immagini di lavoratori precari che salgono sui tetti delle loro aziende per protestare contro licenziamenti, tagli al personale e cassa integrazione. Non capita spesso, tuttavia, che qualcuno salga con loro sul tetto per seguirli da vicino e raccontarne la storia.
Isabella Borghese (nella foto a destra), giornalista romana di 33 anni, l’ha fatto. Ha partecipato, dal tetto, alle proteste dei dipendenti dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) a Roma (quartiere Boccea) nel novembre 2009, e da quell’esperienza ha dato vita a un libriccino, «Sovvertire il diluvio» (18:30 edizioni).
I dipendenti dell’Ispra, per lo più sui 35 anni, ma anche padri e madri di famiglia, salirono sul tetto dell’Istituto dopo aver avuto conferma che i loro contratti non sarebbero stati rinnovati a fine 2010. Nel giugno del 2009 erano stati licenziati 250 lavoratori, e già dall’estate 2008 i dipendenti avevano dato concretamente vita alla protesta vestendosi da lavavetri e manifestando di fronte al Ministero dell’Ambiente, realizzando un video visibile al sito www.nonsparateallaricerca.org con tanto di interessanti interviste doppie ai manifestanti.
La presentazione del libro sarà domani 9 luglio alle 19 al Fungo dell'Eur- piazza Pakistan, Roma. Ingresso libero.

Isabella, quanto tempo è durata la protesta e come mai hai deciso di seguirla?
L’occupazione è durata 59 giorni e l’ho seguita, sia dal tetto che partecipando ad assemblee cittadine e fiaccolate, perché il problema del precariato e dei tagli alla ricerca è un disagio ormai quotidiano. Padri e figli oggi si trovano a manifestare per il diritto al lavoro. E documentare l’occupazione dei precari dell’Ispra l’ho considerato un gesto necessario, un grido che meritava ascolto.

Credi che sia una situazione rappresentativa di una realtà professionale/di precariato attuale più generale?
Io credo che forse uno sciopero di massa sarebbe l’unico gesto veramente forte ormai. Non si intravede speranza per nessuno. Abituarsi a vivere da precari sembra essere l’unica vera realtà in cui dovremmo, sfortunatamente, imparare a vivere. Ma vivere da precari è come vivere alla giornata: non permette di crescere né di costruire.

Cosa c'è da imparare da questi precari?
Coraggio, determinazione, impegno, forza. Il tutto aiutato dalla solidarietà, che tra loro è stata un motore non di poco conto.

Come vedi la situazione lavorativa oggi? Cosa diresti a giovani neolaureati che si affacciano sul mondo del lavoro?
La situazione non mi sembra positiva, né fa ben sperare. Credo che la capacità di inventarsi un lavoro o reinventarselo, a seconda della propria situazione, possa essere l’unico mezzo per uscire da certi binari. Accumulare esperienza e conoscenza a volte può essere più utile di accumulare titoli.

I lavoratori dell’Ispra, infine, sono scesi dal tetto. Ad alcuni hanno rinnovato i contratti per due anni, ad altri per uno. A dicembre 2010, tuttavia, sembra che quelli in scadenza non verranno rinnovati nuovamente.

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