venerdì 6 agosto 2010
M. Chiavarone intervista I. Borghese luglio 2010 su flanerì
Abbiamo intervistato Isabella Borghese, autrice di Sovvertire il diluvio (18:30 edizioni, collana Microlit diretta da Luca Moretti), breve ma intenso resoconto della protesta dei precari dell’ISPRA.
Ciao Isabella, ecco il tuo ennesimo progetto. Sei il solito vulcano. Questa volta parli di precari, quelli dell’ISPRA (Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in particolare. Ho un ricordo purtroppo vago di quella protesta, mi viene in mente solo il clamore. Che ci vuoi dire di quei giorni, se non sbaglio era il novembre dello scorso anno?
L’Ispra è l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e nasce nel 2008 dall’accorpamento di tre Istituti (Apat, Icram e Infs). L’occupazione del tetto dell’Ispra per il coraggio, l’esasperazione e lo svilimento dei precari è avvenuta da novembre 2009 a gennaio 2010; esattamente 59 giorni. Pochi mesi prima, parlo del giugno 2009, circa duecento precari perdevano già il lavoro. E altrettanti rischiavano la medesima fine per la fine del 2009.
Da dove è partita l’idea di prendere questo materiale, questa esperienza prima di tutto umana, e farne un libro?
Il precariato oggi è una dimensione di vita, anzi di non-vita, che immobilizza e preoccupa tutti; appartiene ai ricercatori quanto a numerosi altri settori. Questo è stato il motore principale e forse proprio da qui è nata l’idea. Ma a renderlo ancora più importante e ad assegnargli un valore personale posso dire che questo progetto-racconto-reportage nasce anche grazie a una forte amicizia con una precaria dell’Ispra, Monica Targusi. Oggi è ancora precaria e si mantiene con l’assegno di ricerca. Il nostro legame è un vincolo che ci lega ormai da diciotto anni. Ricordo che ai tempi dell’occupazione per vederla l’unico modo era salire sul tetto o affacciarmi sul web e vedere lei e gli altri attraverso la webcam che li “spiava” ventiquattro ore su ventiquattro. O trascorrere del tempo insieme al telefono per avere aggiornamenti. Tra l’altro Monica lavora nell’Istituto da quando era Icram, da molti anni ormai, sette mi sembra, per cui nel corso del tempo, ho avuto modi di conoscere molti di loro. Il contatto diretto con gli occupanti sul tetto, vederli, ascoltarli, anche nelle serate fuori, quando facevano i turni, sentirli chiacchierare tra loro, leggere nelle loro gestualità e nelle loro espressioni a tratti esauste, entusiaste, fiduciose, svilite… tutto questo “è il materiale” del librino.
E lotte come queste si fanno più “personali” quando a combatterle ci sono persone a cui si vuol bene.
Oggi cosa vorresti dire a chi quei giorni era lì a “combattere” e a chi non c’era?
A chi c’era e a chi continua a lottare non posso che ribadire la mia stima per il coraggio, la determinazione e la pazienza di aver trascorso quei cinquantanove giorni senza mollare, anche nei momenti di difficoltà. Ce ne sono stati molti. A chi non c’era francamente non ho nulla da dire. Le scelte delle persone sono sempre molto personali anche quando sembrano inconcepibili; in fondo a scuola ho imparato che c’era sempre chi non faceva uno sciopero tanto giusto da giustificare assolutamente l’assenza perché preferiva non saltare un’interrogazione e farsi trovare al primo banco... mah. Nulla da dire, ma assolutamente sconcertante.
Penso che il tuo libro è anche un grido contro chi sta giocando col fuoco, depauperando una costituzione fino ad oggi considerata intoccabile. Mi sbaglio?
Ma non saprei. Oggi cercare un lavoro è diventato un vero lavoro. E l’Italia sembra una Repubblica fondata sul lavoro, sì, ma da cercare ma che non si trova. Credo però che Sovvertire il diluvio sia piuttosto il mio modo di testimoniare un atto coraggioso e assolutamente importante in questo momento in cui in Italia forse per farsi ascoltare non bastano più solo le parole. Testimoniare e ricordare, nel mio piccolo, chiaramente, sono i verbi di questo progetto.
Quali sono state le prime reazioni al tuo lavoro (ricordiamo che si tratta di un volume molto piccolo ma funzionale)?
Mi stanno contattando diversi addetti ai lavori; credo che il merito sia di questo progetto ancora molto attuale. Sto lavorando in stretto contatto con diversi rappresentanti dell’Ispra. La collaborazione è sempre un mezzo di divulgazione necessario e intelligente.
Un’ultima domanda. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sono su diversi progetti di scrittura e sulla seconda edizione di Livres & Bijoux.
Ti ringrazio, a presto.
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