venerdì 6 agosto 2010

Camaleonte - blogosfere 21 giugno 2010 di Sara Faraoni


Segnatevi questo appuntamento: 9 luglio, ore 19, c/o il Fungo dell'Eur - piano zero (in giardino), piazza Pakistan 1, Roma.

Si tratta della presentazione del racconto reportage scritto da Isabella Borghese e uscito per la collana Microlit di 18:30 Edizioni. Interverranno, oltre all'autrice, Vittorio Bonanni (Liberazione) e Filippo Pala (Ispra)

Poche pagine che raccontano l'occupazione, nell'inverno 2009, del tetto dell'Ispra (Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale) da parte dei ricercatori precari che erano stati licenziati a causa del taglio ai fondi per la ricerca ambientale.

Un'occupazione costantemente ripresa da una telecamera 24 ore su 24: tutti sapevano cosa accadeva su quel tetto sotto un dliuvio. Isabella Borghese, l'autrice di Sovvertire il diluvio, ha raccontato una giornata dei precari, un giorno qualsiasi tra i cinquantanove trascorsi su quel tetto.

Un racconto breve, scarno ed incisivo; un testo che aiuta a comprendere cosa si è disposti a fare per mantenere il proprio posto di lavoro e per non perdere la propria dignità di lavoratore competente.

Ho scelto di dedicare un post a Sovvertire il diluvio sia perché mi ha colpito il racconto in sé, sia perché lo collego alla situazione lavorativa di tanti insegnanti (me compresa) che, in seguito ai tagli all'istruzione, ogni anno non sanno se lavoreranno oppure no. Poco importa se tanti di noi hanno titoli su titoli, curricula di tutto rispetto o anni di lavoro alle spalle; poco importa se tanti di noi sono davvero bravi, se amano il loro lavoro e vi si dedicano anima e corpo.

La ministra - che non ha evidentemente idea di come funzioni la scuola - ha deciso che era ora di tagliare. Che era ora di formare classi di 30 studenti, senza tenere conto dell'inagibilità di molte aule (andate voi a visitare le scuole e fatemi sapere se trovate aule in cui possono stare comodamente 30 studenti, rispettando i criteri di sicurezza), né dell'inevitabile peggioramento della didattica che un numero così elevato di studenti comporta.


di Sara Faraoni -
Che era una mossa davvero astuta togliere un'ora di italiano al biennio dei tecnici, così come togliere il latino nel triennio del liceo linguistico. Una pensata geniale. Complimenti.

Grazie a Isabella Borghese per questo racconto reportage, che spero (anche se temo sia una speranza vana) faccia riflettere chi di dovere. E' molto facile fare proclami quando si è attaccati con il mastice a una poltrona, quando si ha un reddito di più di 150.000 euro - o anche di più - senza fare nulla e non si capisce neppure lo sforzo di chi fa un determinato lavoro (per giunta, mal pagato) perché ci crede, perché ha le capacità e la preparazione per farlo.

Sembra facile fare tagli, sfrondiamo un po' di qui e un po' di là, ma qualcuno dei signori politici capisce che qui si parla di persone e non di oggetti?

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