giovedì 2 settembre 2010
venerdì 6 agosto 2010
art a part of cult(ure) intervista I. Borghese
Un racconto-reportage su uno degli eventi che stanno modificando il mondo del lavoro in Italia: la protesta dei
precari dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che, alla fine del 2009, sono saliti sul tetto del loro Istituto nel tentativo di bloccare 250 licenziamenti dopo i duecento già portati a termine e i tagli previsti per la ricerca ambientale.
“Sovvertire il diluvio“ pubblicato da 18:30 edizioni nella collana Microlit, è il libro che narra tutto questo.
L’autrice, Isabella Borghese, che ha trascorso tempo e condiviso pensieri con i precari, parla del loro coraggio, della loro determinazione, della loro protesta. Racconta una giornata tipo delle cinquantanove trascorse sul tetto dell’Ispra. Un racconto che rende l’immagine di una generazione di lavoratori: la loro quotidianita’, le tende per dormire, il cibo da spartire, le assemblee a cui partecipare, ma soprattutto mette in luce il disinteresse di una repubblica fondata sul lavoro proprio nei confronti dei lavoratori.
I precari dell’Ispra attendono ancora e fra incontri, tavoli e proposte disattese, ma con la loro storia, con il loro “diluvio” hanno dato voce a tutti i lavoratori a rischio d’Italia.
Ne parliamo con Isabella Borghese.
Di tutte le azioni che negli ultimi tempi i lavoratori precari o a rischio hanno portato avanti per difendere il lavoro e la dignità, perchè proprio l’ISPRA?
Conosco molti precari dell’ISPRA. Sono stata a trovarli sul tetto e quel giorno ho pensato di dar voce, con il mio progetto e i miei canali, alla loro protesta.
Racconta come è nato il progetto di questo libro.
Sovvertire il diluvio ha avuto origine grazie alla conoscenza di alcuni precari. Questo è stato chiaramente l’input iniziale considerando che è da più di un anno che seguivi le loro proteste. Tra le altre cose la condizione di precariato come hai già accennato tu ad ampio raggio coinvolge moltissimi settori. E questo è stato il secondo elemento importante, motore del progetto.
Da quale motivazione (o emozione) sei partita per scriverlo?
Dall’affetto, dalla solidarietà, ma anche il coraggio e la determinazione che hanno sostenuto i precari lassù, in ogni momento dell’occupazione.
Cosa hai provato trattando un argomento con così tanti risvolti, e così strettamente legato al controllo sull’ambiente?
Io seguo l’attività di alcuni amici dell’Ispra quotidianamente e ogni tanto da vicino. Sono capitata spesso nei loro laboratori, sono a conoscenza delle loro missioni, chiaramente l’aspetto principale a toccarmi è credere che si possa fare a meno della ricerca e della protezione ambientale, o comunque ridurla nettamente, in un periodo in cui, tra l’altro le condizioni climatiche e i cambiamenti sembrano tutt’altro che di poco conto.
Come è stato accolto dai precari-protagonisti?
Con entusiasmo, curiosità. E anche con gratitudine per aver dato voce alla loro protesta. E direi anche con entusiasmo. Stiamo collaborando molto insieme.
Cosa resta di quei giorni sul tetto? Le trattative stanno portando a qualcosa di concreto?
Proprio il 13 luglio ero con loro al ministero dell’ambiente. Si sono riuniti per consegnare le firme della petizione (circa 4500) a Nicotra e avere e chiedere chiarimenti sui concorsi. Molti di loro tra le altre cose hanno i contratti in scadenza di nuovo a dicembre.
Cosa pensi della situazione del mondo del lavoro ed in particolare di questo comparto (ricerca pubblica e controllo ambientale)? Credi ci sia un progetto politico per eliminare la chiarezza e l’efficienza in alcuni settori?
Credo che sia un momento difficilissimo in Italia per chi vuole lavorare e mantenersi con stabilità e non da precari; e la difficoltà forse più grande sta anche nella consapevolezza che la nostra generazione (trentenni) viene da famiglie per cui il problema della disoccupazione non era così quotidiano e omogeneo. Il settore della ricerca in Italia non è come all’estero… francamente credo che i giovani siano sempre più spinti e invogliati ad andare via dall’Italia e questo non bisognerebbe permetterlo.
adnkronos su Sovvertire il diluvio 7 luglio 2010
Roma, 7 lug. (Adnkronos) - Una protesta plateale nata dal licenziamento di circa 200 dipendenti dell'Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Una 'ribellione' che nel 2009 ha coinvolto numerosi ricercatori precari, saliti sul tetto del loro Istituto in via Casalotti a Roma, per bloccare altri 250 licenziamenti. A descriverla e' la giornalista Isabella Borghese nel racconto 'Sovvertire il diluvio' pubblicato da '18:30 edizioni' nella collana Microlit diretta da Luca Moretti.
L'autrice, dopo aver trascorso tempo e condiviso parole con molti precari, ha scelto di dedicargli uno spazio per ricordare il loro coraggio e la loro protesta. Nel libro la Borghese racconta una giornata tipo delle cinquantanove trascorse sul tetto dell'Ispra. Un racconto che e' soprattutto la fotografia di una generazione di lavoratori: la loro quotidianita', le tende per dormire, il cibo da spartire.
Nel racconto campeggiano le assemblee a cui i lavoratori hanno partecipato, la fiaccolata organizzata dal municipio di Boccea, il coraggio e la forza e i momenti di sconforto. Il libro - che sarà presentato il 9 luglio alle 19 al Fungo dell'Eur, a Roma, Piano Zero - racconta poi la generosità di chi partecipava da fuori all'occupazione. All'appuntamento con l'autrice parteciperanno Vittorio Bonanni e Filippo Pala.
affaritaliani.it su Sovvertire il diluvio maggio 2010
Dopo l’incontro dei precari ISPRA con Napolitano al Quirinale in occasione della giornata dei lavoratori
è in uscita "Sovvertire il diluvio"d di Isabella Borghese (18:30 edizioni, collana Microlit diretta da Luca Moretti)
(…) Il mio arrivo sul tetto era sempre in orari tra i più disparati. Due giorni al Natale sembrava tutto sull’orlo del precipizio. All’istituto squillava impertinente una telefonata per niente positiva, “Scendete o sgomberiamo”. Una aut aut proferito senza vergogna. Gli occupanti si riunivano sul tetto, “È inammissibile”, spiegava Filippo ai suoi colleghi, ormai amici e uniti dal profondo vincolo della solidarietà. Sentivo voci perdersi nell’aria e sovrapporsi una sopra l’altra senza riuscire a poter intuire chiaramente ogni parola, seppur mi risultasse decisamente facile intuirne i significati. “Chiamiamo i politici!”, spiegava “dobbiamo ottenere ancora la loro attenzione”. Questa volta un unico e chiaro “Sì” era un coro unanime, accompagnato da diversi “Assolutamente, sentiamo Furio Colombo”, proponeva Elisa. “Certo”, acconsentiva Manuela, “dobbiamo fare qualcosa subito”.
Dopo il licenziamento di circa duecento persone per i tagli alla ricerca ambientale l’Istituto ISPRA (Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale) a novembre 2009 decideva di ribellarsi rompendo il silenzio guidato da un anno e mezzo di lotta tra manifestazioni, assemblee e richieste di attenzione quasi mai soddisfatte. L’occupazione del tetto dell’Istituto diveniva allora uno strumento necessario. Un’occupazione seguita da una telecamera ventiquattro ore su ventiquattro e dai mass media che hanno accompagnato e seguito la vita di questi precari con attenzione e riguardo.
Tutti sapevano cosa accadeva giorno per giorno sotto il diluvio di un tetto coperto solo da nuvole capricciose. Ma nessuno ha raccontato un giorno qualsiasi dei precari tra i cinquantanove trascorsi ventiquattro ore su ventiquattro lì sopra. Sovvertire il diluvio è proprio questo. L’autrice, Isabella Borghese, dopo aver trascorso tempo e condiviso parole con molti di loro ha scelto di dedicargli uno spazio per ricordare il loro coraggio e questa protesta. Sovvertire il diluvio diventa allora un racconto sulla vita dei precari-occupanti. La loro quotidianità. Le tende per dormire. Il cibo da spartire. Le interviste a cui rispondere. Le assemblee a cui partecipare. La fiaccolata organizzata dal municipio di Boccea. Il coraggio e la forza di qualcuno e i momenti di sconforto di qualcun altro. Chi c’era e chi non c’era. La generosità di chi partecipava da fuori alla loro occupazione. L’egoismo di chi non è neanche salito per difendere la propria causa. Sovvertire il diluvio è la storia di chi ha vissuto un tetto per protestare e ricordare che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro e i tagli alla ricerca e alla protezione ambientale non sono una realtà possibile da vivere. Ed è anche e soprattutto il racconto di un gruppo di precari che con forza, costanza e solidarietà hanno dato voce a tutti i precari d’Italia di oggi.
Isabella Borghese, romana, giornalista, ufficio stampa, organizzatrice di eventi. Nel 2009 lancia il progetto Livres & Bijoux che vince la sesta edizione del premio DonnaeWeb. Autrice di numerosi racconti pubblicati su antologie e blog letterari e di Minimal hotel e di Subliminal autogrill (18:30 edizioni). Redatrice di Terranullius.it e del trimestrale TN. Collabora con diverse realtà editoriali. Attualmente lavora alla seconda collezione di Livres & Bijoux e alle prossime pubblicazioni. Sul web sta curando il progetto antologico: Ron ron, ron ron, evviva il gatto!, evviva il gatto! ispirato a Le chat de la voisine, di Yves Montand.
walkonjob recensisce il libro e intervista I. Borghese
di Elisa Di Battista 8/07/2010
Quasi ogni giorno quotidiani e tv ci bombardano di immagini di lavoratori precari che salgono sui tetti delle loro aziende per protestare contro licenziamenti, tagli al personale e cassa integrazione. Non capita spesso, tuttavia, che qualcuno salga con loro sul tetto per seguirli da vicino e raccontarne la storia.
Isabella Borghese (nella foto a destra), giornalista romana di 33 anni, l’ha fatto. Ha partecipato, dal tetto, alle proteste dei dipendenti dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) a Roma (quartiere Boccea) nel novembre 2009, e da quell’esperienza ha dato vita a un libriccino, «Sovvertire il diluvio» (18:30 edizioni).
I dipendenti dell’Ispra, per lo più sui 35 anni, ma anche padri e madri di famiglia, salirono sul tetto dell’Istituto dopo aver avuto conferma che i loro contratti non sarebbero stati rinnovati a fine 2010. Nel giugno del 2009 erano stati licenziati 250 lavoratori, e già dall’estate 2008 i dipendenti avevano dato concretamente vita alla protesta vestendosi da lavavetri e manifestando di fronte al Ministero dell’Ambiente, realizzando un video visibile al sito www.nonsparateallaricerca.org con tanto di interessanti interviste doppie ai manifestanti.
La presentazione del libro sarà domani 9 luglio alle 19 al Fungo dell'Eur- piazza Pakistan, Roma. Ingresso libero.
Isabella, quanto tempo è durata la protesta e come mai hai deciso di seguirla?
L’occupazione è durata 59 giorni e l’ho seguita, sia dal tetto che partecipando ad assemblee cittadine e fiaccolate, perché il problema del precariato e dei tagli alla ricerca è un disagio ormai quotidiano. Padri e figli oggi si trovano a manifestare per il diritto al lavoro. E documentare l’occupazione dei precari dell’Ispra l’ho considerato un gesto necessario, un grido che meritava ascolto.
Credi che sia una situazione rappresentativa di una realtà professionale/di precariato attuale più generale?
Io credo che forse uno sciopero di massa sarebbe l’unico gesto veramente forte ormai. Non si intravede speranza per nessuno. Abituarsi a vivere da precari sembra essere l’unica vera realtà in cui dovremmo, sfortunatamente, imparare a vivere. Ma vivere da precari è come vivere alla giornata: non permette di crescere né di costruire.
Cosa c'è da imparare da questi precari?
Coraggio, determinazione, impegno, forza. Il tutto aiutato dalla solidarietà, che tra loro è stata un motore non di poco conto.
Come vedi la situazione lavorativa oggi? Cosa diresti a giovani neolaureati che si affacciano sul mondo del lavoro?
La situazione non mi sembra positiva, né fa ben sperare. Credo che la capacità di inventarsi un lavoro o reinventarselo, a seconda della propria situazione, possa essere l’unico mezzo per uscire da certi binari. Accumulare esperienza e conoscenza a volte può essere più utile di accumulare titoli.
I lavoratori dell’Ispra, infine, sono scesi dal tetto. Ad alcuni hanno rinnovato i contratti per due anni, ad altri per uno. A dicembre 2010, tuttavia, sembra che quelli in scadenza non verranno rinnovati nuovamente.
FUORI LE MURA recensisce Sovvertire il Diluvio
di Maria Cristina Costanza
Roberta, Lorenzo, Filippo e Michela. Cecilia, Erica, Joseph, Riccardo e Andrea. Sara, Elisa, Alfonso, Piero e Manuela. Marco, Alberto, Valerio e Valentina.
Questi sono i protagonisti dell’azione di cui si narra in Sovvertire il diluvio (18:30 Edizioni) di Isabella Borghese, giovane giornalista romana.
L’autrice infatti ha prodotto un breve memoriale dell’occupazione dei precari dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che nell’autunno del 2009 si confinarono sul tetto dell’Istituto per protestare contro il mancato rinnovo del contratto.
Trascorrono circa due mesi prima di ottenere un vero segnale dall’esterno. In questi due mesi trascorsi sul tetto, in situazione di precarietà, la pioggia si fa sentire spesso, il freddo entra nelle ossa e rende tutto una vera sopravvivenza.
Il tempo, che Borghese riporta nelle sue pagine, è quello dell’attesa, lento e sempre uguale. Lo si ammazza chiacchierando di ciò che è stato e di ciò che sarà, lo si occupa con i propri pensieri di sogni e desideri, lo si impiega con pranzi improvvisati, con una canzone, facendo gli addobbi di Natale.
Amici nella lotta, ci si da forza l’un l’altro nell’attesa che le cose cambino e che non si debba ricorrere a più tristi misure.
Cosa significa, infatti, perdere il lavoro? Ci sono due aspetti uno più pesante dell’altro: il soggettivo e l’oggettivo. Soggettivamente, si viene denigrati nel proprio contributo di lavoro, le capacità vengono sminuite, le conoscenza calpestate. E poi l’oggettivo, il concreto, che riconduce immediatamente alla questione tanto delicata della precarietà: l’affitto, le spese, i figli, le macchine e l’indipendenza.
Queste le preoccupazioni profonde dei precari-occupanti: tutto finirebbe per volar via in un’unica folata di vento dolorosa.
Protestare è necessario per l’uno e per l’altro aspetto, come uomini e come lavoratori.
Farsi sentire è necessario per una vita senza maschere, per più fondi per la ricerca pubblica in Italia, per non essere più ricattabile, per una maggiore consapevolezza e partecipazione dei cittadini, per trovare una banca che conceda il mutuo e ricevere uno stipendio per pagarlo, per poter fare serenamente il (proprio) lavoro.
Il racconto della resistenza che Isabella Borghese ci riporta con il giusto trasporto, scorre senza troppi cambiamenti: non succede niente, se non l’attesa. Solo così, infatti, si può percepire il senso di difficoltà, di preoccupazione e ansia, la frustrazione quotidiana che hanno vissuto i precari-occupanti.
Basterebbe un po’ di onestà. Un mondo più giusto…
Fortunatamente, il finale è lieto: la richiesta viene accolta, i lavoratori reintegrati, la resistenza restituisce i suoi migliori frutti.
Tutto ritorna alla normale quotidianità. Pian piano ci si dimentica di quei giorni duri di pioggia, ma mai del loro significato più profondo, né si smettono di sentire l’orgoglio e la forza derivati da quella azione così importante.
… nell’aria si respira felicità.
La felicità di un lavoratore.
M. Chiavarone intervista I. Borghese luglio 2010 su flanerì
Abbiamo intervistato Isabella Borghese, autrice di Sovvertire il diluvio (18:30 edizioni, collana Microlit diretta da Luca Moretti), breve ma intenso resoconto della protesta dei precari dell’ISPRA.
Ciao Isabella, ecco il tuo ennesimo progetto. Sei il solito vulcano. Questa volta parli di precari, quelli dell’ISPRA (Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in particolare. Ho un ricordo purtroppo vago di quella protesta, mi viene in mente solo il clamore. Che ci vuoi dire di quei giorni, se non sbaglio era il novembre dello scorso anno?
L’Ispra è l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e nasce nel 2008 dall’accorpamento di tre Istituti (Apat, Icram e Infs). L’occupazione del tetto dell’Ispra per il coraggio, l’esasperazione e lo svilimento dei precari è avvenuta da novembre 2009 a gennaio 2010; esattamente 59 giorni. Pochi mesi prima, parlo del giugno 2009, circa duecento precari perdevano già il lavoro. E altrettanti rischiavano la medesima fine per la fine del 2009.
Da dove è partita l’idea di prendere questo materiale, questa esperienza prima di tutto umana, e farne un libro?
Il precariato oggi è una dimensione di vita, anzi di non-vita, che immobilizza e preoccupa tutti; appartiene ai ricercatori quanto a numerosi altri settori. Questo è stato il motore principale e forse proprio da qui è nata l’idea. Ma a renderlo ancora più importante e ad assegnargli un valore personale posso dire che questo progetto-racconto-reportage nasce anche grazie a una forte amicizia con una precaria dell’Ispra, Monica Targusi. Oggi è ancora precaria e si mantiene con l’assegno di ricerca. Il nostro legame è un vincolo che ci lega ormai da diciotto anni. Ricordo che ai tempi dell’occupazione per vederla l’unico modo era salire sul tetto o affacciarmi sul web e vedere lei e gli altri attraverso la webcam che li “spiava” ventiquattro ore su ventiquattro. O trascorrere del tempo insieme al telefono per avere aggiornamenti. Tra l’altro Monica lavora nell’Istituto da quando era Icram, da molti anni ormai, sette mi sembra, per cui nel corso del tempo, ho avuto modi di conoscere molti di loro. Il contatto diretto con gli occupanti sul tetto, vederli, ascoltarli, anche nelle serate fuori, quando facevano i turni, sentirli chiacchierare tra loro, leggere nelle loro gestualità e nelle loro espressioni a tratti esauste, entusiaste, fiduciose, svilite… tutto questo “è il materiale” del librino.
E lotte come queste si fanno più “personali” quando a combatterle ci sono persone a cui si vuol bene.
Oggi cosa vorresti dire a chi quei giorni era lì a “combattere” e a chi non c’era?
A chi c’era e a chi continua a lottare non posso che ribadire la mia stima per il coraggio, la determinazione e la pazienza di aver trascorso quei cinquantanove giorni senza mollare, anche nei momenti di difficoltà. Ce ne sono stati molti. A chi non c’era francamente non ho nulla da dire. Le scelte delle persone sono sempre molto personali anche quando sembrano inconcepibili; in fondo a scuola ho imparato che c’era sempre chi non faceva uno sciopero tanto giusto da giustificare assolutamente l’assenza perché preferiva non saltare un’interrogazione e farsi trovare al primo banco... mah. Nulla da dire, ma assolutamente sconcertante.
Penso che il tuo libro è anche un grido contro chi sta giocando col fuoco, depauperando una costituzione fino ad oggi considerata intoccabile. Mi sbaglio?
Ma non saprei. Oggi cercare un lavoro è diventato un vero lavoro. E l’Italia sembra una Repubblica fondata sul lavoro, sì, ma da cercare ma che non si trova. Credo però che Sovvertire il diluvio sia piuttosto il mio modo di testimoniare un atto coraggioso e assolutamente importante in questo momento in cui in Italia forse per farsi ascoltare non bastano più solo le parole. Testimoniare e ricordare, nel mio piccolo, chiaramente, sono i verbi di questo progetto.
Quali sono state le prime reazioni al tuo lavoro (ricordiamo che si tratta di un volume molto piccolo ma funzionale)?
Mi stanno contattando diversi addetti ai lavori; credo che il merito sia di questo progetto ancora molto attuale. Sto lavorando in stretto contatto con diversi rappresentanti dell’Ispra. La collaborazione è sempre un mezzo di divulgazione necessario e intelligente.
Un’ultima domanda. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sono su diversi progetti di scrittura e sulla seconda edizione di Livres & Bijoux.
Ti ringrazio, a presto.
Camaleonte - blogosfere 21 giugno 2010 di Sara Faraoni
Segnatevi questo appuntamento: 9 luglio, ore 19, c/o il Fungo dell'Eur - piano zero (in giardino), piazza Pakistan 1, Roma.
Si tratta della presentazione del racconto reportage scritto da Isabella Borghese e uscito per la collana Microlit di 18:30 Edizioni. Interverranno, oltre all'autrice, Vittorio Bonanni (Liberazione) e Filippo Pala (Ispra)
Poche pagine che raccontano l'occupazione, nell'inverno 2009, del tetto dell'Ispra (Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale) da parte dei ricercatori precari che erano stati licenziati a causa del taglio ai fondi per la ricerca ambientale.
Un'occupazione costantemente ripresa da una telecamera 24 ore su 24: tutti sapevano cosa accadeva su quel tetto sotto un dliuvio. Isabella Borghese, l'autrice di Sovvertire il diluvio, ha raccontato una giornata dei precari, un giorno qualsiasi tra i cinquantanove trascorsi su quel tetto.
Un racconto breve, scarno ed incisivo; un testo che aiuta a comprendere cosa si è disposti a fare per mantenere il proprio posto di lavoro e per non perdere la propria dignità di lavoratore competente.
Ho scelto di dedicare un post a Sovvertire il diluvio sia perché mi ha colpito il racconto in sé, sia perché lo collego alla situazione lavorativa di tanti insegnanti (me compresa) che, in seguito ai tagli all'istruzione, ogni anno non sanno se lavoreranno oppure no. Poco importa se tanti di noi hanno titoli su titoli, curricula di tutto rispetto o anni di lavoro alle spalle; poco importa se tanti di noi sono davvero bravi, se amano il loro lavoro e vi si dedicano anima e corpo.
La ministra - che non ha evidentemente idea di come funzioni la scuola - ha deciso che era ora di tagliare. Che era ora di formare classi di 30 studenti, senza tenere conto dell'inagibilità di molte aule (andate voi a visitare le scuole e fatemi sapere se trovate aule in cui possono stare comodamente 30 studenti, rispettando i criteri di sicurezza), né dell'inevitabile peggioramento della didattica che un numero così elevato di studenti comporta.
di Sara Faraoni -
Che era una mossa davvero astuta togliere un'ora di italiano al biennio dei tecnici, così come togliere il latino nel triennio del liceo linguistico. Una pensata geniale. Complimenti.
Grazie a Isabella Borghese per questo racconto reportage, che spero (anche se temo sia una speranza vana) faccia riflettere chi di dovere. E' molto facile fare proclami quando si è attaccati con il mastice a una poltrona, quando si ha un reddito di più di 150.000 euro - o anche di più - senza fare nulla e non si capisce neppure lo sforzo di chi fa un determinato lavoro (per giunta, mal pagato) perché ci crede, perché ha le capacità e la preparazione per farlo.
Sembra facile fare tagli, sfrondiamo un po' di qui e un po' di là, ma qualcuno dei signori politici capisce che qui si parla di persone e non di oggetti?
TERRA - 4 giugno 2010 recensione di Sovvertire il diluvio
IL LIBRO. I ricercatori, protagonisti per tre mesi dell’occupazione sul tetto dell’Istituto in segno di protesta, si trasformano in personaggi letterari nel racconto "Sovvertire il diluvio" della scrittrice Isabella Borghese.
I ricercatori dell’Ispra, protagonisti dell’occupazione sul tetto dell’Istituto, andata avanti per 59 giorni tra novembre 2009 e gennaio 2010 e diventata una delle lotte per il lavoro più visibili degli ultimi anni, ora diventano anche personaggi letterari.
E' infatti in uscita in questi giorni, nelle librerie, il racconto della scrittrice romana Isabella Borghese dal titolo “Sovvertire il diluvio”: pubblicato dal piccolo editore palermitano “diciottoetrenta”, racconta la storia dei due mesi passati sul tetto di via Casalotti, proprio in un periodo nel quale tra i lavoratori dell’Ispra si torna a respirare aria di mobilitazione.
La breve opera racconta l’ultima parte dell’occupazione, partendo dal periodo immediatamente precedente al periodo di Natale per arrivare fino all’accordo stipulato col protocollo d’intesa del 20 gennaio di quest’anno. Dentro ci sono le parole d’ordine dei precari, per prima “non sparate alla ricerca”, ma soprattutto le impressioni di questi giovani, uomini e donne che il loro Paese costringe ancora ad autodefinirsi “ragazzi”, nonostante siano quasi tutti oltre i trent’anni e qualcuno abbia superato i quaranta.
Ci sono le loro speranze più o meno deluse, lacrime e risate, le rabbie, entusiasmi e frustrazioni di stare «sotto le telecamere ventiquattro ore su ventiquattro a prendere pioggia e freddo», come dice Andrea, uno dei precari “immaginari”. C’è la preparazione dell’albero di Natale, i film notturni e la presenza, fondamentale, di politici e giornalisti.
Il libro potrebbe essere il primo di una serie di progetti editoriali previsti nei prossimi mesi, a dimostrazione di quanto la radicalità della battaglia all’Ispra abbia colpito un certo immaginario. Ma i precari dell’Ispra ricominciano anche a mobilitarsi, contro gli ultimi provvedimenti del governo e della struttura commissariale che da ormai due anni gestisce l’Istituto. In particolare, il blocco del turnover e degli stipendi contenuto nella manovra finanziaria rischia di cancellare la possibilità di un’assunzione a tempo indeterminato, almeno per i prossimi anni, mentre il taglio ai fondi dei dipartimenti deciso dai vertici dell’Istituto, insieme alla disapplicazione quasi totale del protocollo, mette a rischio il posto di lavoro per i molti che scadono alla fine di quest’anno.
Per questo, nelle varie sedi Ispra si ricomincia a parlare di azioni forti imminenti: nei giorni scorsi c’è stato un presidio indetto dai sindacati confederali alla sede del ministero dell’Ambiente (dicastero vigilante sull’Ispra) concluso con l’incontro con alcuni funzionari di via Cristoforo Colombo, che hanno promesso “di riferire tutto” a Stefania Prestigiacomo, evitando però di prendere alcun impegno. Promette battaglia anche il sindacato di base Usi Rdb, l’unico presente sul tetto, che ha annunciato una “combattiva” assemblea per il 7 giugno. Insomma, tra finzione letteraria e mobilitazione reale, i precari tornano a far parlare di se e chissà per quanto ancora lo faranno.
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