domenica 18 settembre 2011

l'intervista a Silvia Tessitore per ELEVEN IN SEPTEMBER



Eleven in september. Il romanzo reportage che dà voce ai sopravvissuti all'11 settembre.

. Come nasce l'idea di questo romanzo/reportage?

Nasce da un'esigenza molto personale, che ha a che fare col mio primo mestiere, il giornalismo: vedere, sentire, raccontare la parte più intima di una tragedia che ha "cambiato il mondo". E poi andare a New York, per la prima volta a 45 anni, dopo aver visto in diretta tv morire un sogno mai realizzato: salire in cima alle Torri. Il reportage ha poi assunto forma di romanzo, l'esperienza dell'io narrante e dei testimoni s'è intrecciata in un unico tessuto, che spero riuscito ed efficace.
2. Cosa hai trovato nella New York post 11 settembre?
New York ti sorprende al di là di ogni stereotipo. E' accogliente, generosa, ci vivono 173 nazionalità diverse. Lì il melting pot è una realtà, basta guardare le facce della gente: sono il miscuglio più straordinario dei tratti più diversi, come un concentrato di mondo. Il dolore del'11 settembre ha toccato tutti a NY, indistintamente, persone d'ogni provenienza, cultura e religione. NY è forte di uno "spirito civico" che in Italia non riusciamo a immaginare, e l'integrazione è nei fatti.
3. Al di là degli incontri con i sopravvissuti, cosa ti è rimasto dell'incontro con Peter e Lisa, i tuoi accompagnatori?
Una grande amicizia. Ma a New York ho scoperto che l'11 settembre ha avuto quest'effetto su molte persone, le ha unite in un legame tenace. Condividere il dolore di certe tragedie, seppure indirettamente come nel mio caso, mette in comunicazione la parte più profonda di noi stessi.
4. Cosa spinge un editore a pubblicare in self-publishing?

L'insofferenza, la voglia d'indipendenza da logiche di consumo che hanno ridotto il libro a "prodotto" a corta scadenza, e i banchi delle librerie alla stregua dei banchi-frigo dei supermercati. Logiche di cui sono responsabili i grandi gruppi editoriali, e che lasciano ai piccoli editori come me solo spazi residuali. Allora, meglio giocare da battitore libero e affidarsi alla rete, che ha un pubblico meno generalista, selezionato per interessi.
5. Viviamo dunque una situazione in cui i grandi gruppi fanno il bello e il cattivo tempo?
Sparite o in forte crisi le librerie indipendenti, distribuzione e vendita sono in mano alle librerie di catena - Feltrinelli in primis, che ha acquisito anche PDE, uno dei maggiori distributori - che vendono gli spazi, dai banchi alle vetrine: chi può permettersi di comprarli se non editori con forti capacità economiche e grandi tirature? Le classifiche sono taroccate, le recensioni si pagano (anche attraverso scambi pubblicitari), quindi la piccola editoria è fuori gioco. Negli ultimi anni la situazione è peggiorata: brutalizzando, da quando Mr. B. ha "comprato" Mondadori e Feltrinelli ha masicciamente investito sulla catena commerciale. E L'Antitrust, in tutto questo, dov'è?

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