lunedì 2 maggio 2011

A Tor Bella Monaca il primo maggio è lotta contro la cementificazione del municipio.


Lontano dai papa toys, così li chiamo i noti "boys" e altrettanto distante dai festeggiamenti del primo maggio a San Giovanni, la festa dei lavoratori a Roma si è spinta fino al quartiere periferico di Tor Bella Monaca grazie all’organizzazione del comitato No Masterplan.
Un primo maggio, questo dell’ottavo Municipio, autofinanziato dal comitato e programmato per proseguire la battaglia contro l’abbattimento delle torri del quartiere per cementificare secondo le decisioni del sindaco Alemanno e per continuare a ribadire che il 12-13 giugno ci sarà il referendum e i cittadini vogliono battersi per una gestione dell’acqua che sia pubblica, partecipata e democratica: 2 Sì per l’Acqua bene comune.
Il verde della pineta che verrà abbattuta per edificare è stato il luogo di festa, riflessioni, incontri e numeri che oggi lasciano ancora indignati e preoccupati i cittadini del municipio.
Si tratta di abbattere torri e palazzine per 28.000 abitanti e di ricostruirne per 44,000, quasi vicini al doppio. Credere che ogni famiglia, a dire di Alemanno, avrà la propria abitazione e le rimanenti saranno destinate alla vendita non sembra facile. E non è chiaro.
“Non è la questione delle torri a preoccupare di più. Costano per essere mantenute e se è necessario che vengano sostituite.” racconta Sabrina, del comitato No Masterplan. “Alemanno però – prosegue - vuole buttare giù anche palazzine che non presentano nessun disagio. Il suo è solo un progetto economico. E dove andranno a finire gli occupanti? Perché buttare beni già esistenti?”
I cittadini si interrogano e non trovano risposte che possano tranquillizzare.
Sabrina abita nelle torri di viale Santa Rita da Cascia, dal 1987, in un appartamento con due camere e un bagno. È un’assegnataria dell’ADER. Si lamenta perché le torri hanno bisogno di lavori di manutenzione ordinaria, ma sottolinea che spesso avvengono lavori “senza senso”, così li definisce. E fa riferimento a un impianto antincendio cambiato ben due volte nell’arco di un breve periodo.
R 18. Andrea si lamenta perché da due giorno sono senz’acqua a causa della rottura di una pompa.
R 4. E la Signora Evelina, sempre del comitato, racconta di aver fatto la domanda al comune per ricevere casa nel 1973 e di averla ricevuta nel 1983 perché donna divorziata, con due figli, di cui uno con handicap.
Evelina, fa parte anche lei del comitato ed è in prima linea per questa battaglia contro la cementificazione di Tor Bella Monaca perché è una di quelle donne che si è ritrovata a dove lottare da subito: racconta della raccolta delle firme negli anni ’80 per far arrivare i mezzi pubblici al municipio, ma anche dell’atto di forza per far aprire le scuole. È stata lei a farsi dare le chiavi dal comune per aprire le scuole.
Ed è indignata per quegli spazi dedicati alla ludoteca e al centro anziani che hanno dovuto occupare perché Alemanno l’ha poi voluti destinare alla box.
E perché i disagi e le problematiche spesso trovano ingiustamente solo la strada della soluzione con i propri mezzi, a Tor Bella Monaca ieri c’è stato anche Massimo Filipponi.
In molti lo ricorderanno per aver perso la casa popolare a seguito di un incendio. È avvenuto a Febbraio. Dove vive oggi? E dopo due mesi? Massimo ha avviato la sua protesta in modo decisamente singolare: in attesa di una nuova dimora alloggia a sue spese in un albergo.
L’amministrazione se ne disinteressa. Questo ha spinto il signor Filipponi a stampare volantini con la fattura relativa al suo soggiorno in albergo, pari a 3.095,00 euro dal 29 febbraio al 19 aprile e le ha poi distribuite a consiglieri e cittadini.
Perché poi, chiede Filipponi, la consigliera Vanda Raco, ha invece ricevuto 7,000 euro di romborsi?
Perché i soldi per gli amministratori ci sono e per un cittadino no?
Un primo maggio di incontri, confronti e riflessioni, perché chi vive il disagio dell’emergenza abitativa vuole cercare la strada della risoluzione e non lasciarsi andare alla disperazione passiva di chi non sa dove e come combattere.
Isabella Borghese

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